Titolo: Evaporazioni Notturne
A cura di: Bruno Corà
Luogo: Gallerja, Roma [Italia]
Data: 18 novembre 2013 – 15 febbraio 2014
Inaugurata a Roma il 18 novembre 2013 presso lo spazio di Gallerja nella mostra personale di Bizhan Bassiri, a cura di Bruno Corà, si evidenziano alcuni aspetti inediti che forniscono le coordinate più avanzate del suo attuale lavoro. Il riferimento è rivolto alla qualità cromatica e all’elaborazione plastica di un ciclo mai visto, denominato dall’artista Evaporazioni notturne (2013) che trae spunto dalla tradizione epica della pittura e della scultura di battaglie rinascimentali ma anche di quelle storicamente precedenti o successive ad esse.
Nell’esperienza iniziale di Bassiri, una delle materie elaborate con assiduità, la cartapesta, ha costituito la base di opere che hanno avuto la qualità distintiva che è divenuta emblema di riconoscibilità del suo lavoro. Ma quegli impasti di fogli residuali di giornali, rotocalchi e altre pagine, trattate con acqua e successivamente con collanti e pigmenti cromatici, erano concepiti ed elaborati dall’artista in molti casi in sostituzione dello stesso magma lavico.
Il “pensiero magmatico” di Bassiri ha già fornito così una cospicua schiera di ‘forme’ – alcune in pietra lavica, altre in acciaio – che costituiscono ormai, dopo oltre trent’anni di lavoro e numerosi appuntamenti espositivi nazionali e internazionali, precisi capitoli di diversa morfologia che si possono in sintesi indicare come le Evaporazioni(1979), i Leggii (1983), gli Specchi solari (1988), i Dadi della sorte (1989), le Serpi mercuriali (1996), le Erme (1996-2002), le Spade (1998), i Volti (1998), i Paesaggi della mente (1998), le Meteoriti (1999-2006), le Bestie (2002), e altre opere. Alle spalle del nuovo ciclo delle Evaporazioni notturne, si collocano quindi numerosi episodi di formalizzazione dell’intuizione iniziale sopravvenuta – autentica illuminazione – sulle pendici del Vesuvio nei lontani anni Settanta. In una sola circostanza prima delle attuali, Bassiri ha concepito e realizzato una “evaporazione” nella forma della Battaglia dei Centauri, nel 1993.
Ma la concezione di queste nuove evaporazioni reca una dimensione tanatologica successiva a eventi drammatici, poiché la materia è stata elaborata da Bassiri come ‘sudario’ cinereo che copre volumi e anatomie, suppellettili e armi, insomma una nuova’ Anghiari’ che, dopo la leonardesca impresa pittorica, torna nell’immaginario dell’artista con valenze emblematiche relative alla nostra epoca, ai suoi drammi, alle nostre contraddizioni.
Ciascuna delle opere in mostra è stata lavorata con effetti chiaroscurali mediante l’impiego dello zolfo, che conferisce alle opere una luce raggelata e una particolare plasticità di rivestimento delle forme sottostanti. Una coltre di tempo e di polveri condensate sembra essersi posata su ciascuna opera e il rilievo di ciascuna superficie sembra evocare pose e oggetti di un teatro immobile di gesti, per sempre silenti.