Titolo: Il Pendio
A cura di: Bruno Corà, Marco De Gemmis e Michele Iodice
Luogo: Museo Archeologico Nazionale, Napoli [Italia]
Data: 4 dicembre 2004 – 9 gennaio 2005
Il 4 dicembre 2004 il Museo Archeologico Nazionale di Napoli inaugura nella Sala della Meridiana Il Pendio, una mostra di Bizhan Bassiri, promossa da Incontri Internazionali d’Arte in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta.
L’esposizione, curata da Bruno Corà, Marco De Gemmis e Michele Iodice, è costituita da un insieme di Erme, in tutto 120 sculture in metallo, pietra lavica e grafite, giunte all’attuale consistenza numerica dopo due importanti mostre, tenute dall’artista a Sarajevo, Eventi Tellurici (16 settembre-6 ottobre 2002), e a Istambul, Sorgente (10-29 aprile 2004).
I blocchi di pietra lavica che costituiscono le teste delle Erme sono stati raccolti da Bassiri sulle pendici del Vesuvio e dopo le mostre di Sarajevo e di Istanbul, come un cerchio che si chiude, con la mostra di Napoli tornano al loro luogo d’origine, proprio nella sede degli Incontri Internazionali, nel lontano 1985, il Pensiero Magmatico e scrittura animale.
Alle 120 Erme che costituiscono il cuore dell’esposizione, metafora di un esercito che preannuncia il futuro, si alternernano 60 leggii su cui poggiano i componimenti in italiano e persiano scritti da Bassiri e 60 bastoni in legno rivestiti di graffite; l’artista unisce così l’elaborazione plastica, la scrittura poetica e l’elemento musicale.
«Lo scandito e serrato allineamento concepito come “esercito” di forme che mutuano dall’erma classica la loro morfologia produce una spazialità ritmata ma anche satura e impressionante per la valenza scura delle lave e dei metalli delle basi, trattate da Bassiri con la grafite. Ogni Erma è stata realizzata con una base tronco-piramidale rovesciata. Il piano su cui poggia la “testa” di ciascuno dei fantasmatici personaggi che le forme evocano è inclinato e in esso si stagliano corrusche le improbabili fisionomie anonime. Ricavate da Bassiri con interventi minimi su blocchi naturali di magma lavico raffreddato, raccolto direttamente sulle pendici del Vesuvio, le Erme costituiscono una galleria-esercito di malinconiche e inquietanti identità. Esse sono la evidente materializzazione di un’energia, tanto caotica quanto insopprimibile che, scaturita dalle viscere del pianeta, ne rende drammaticamente presente l’oscura vita materiale. Provengono dunque queste blasonate ma ottuse fisionomie da un recesso che è la “sorgente” stessa dell’energia che Bassiri ormai “controlla” artisticamente e trasmuta immaginariamente da anni. Per questa grottesca parata vengono naturali alla mente alcune altre immagini di allineamenti appartenenti al tragico passato e presente bellico, ma ancora più alle storiche realizzazioni plastiche che in Cina, Persia o in Egitto hanno reso emblematica la capacità di maestri del passato nel coniugare alla storia la grandezza e il delirio di potere di imperatori, sovrani e faraoni.» (Bruno Corà)