Titolo: Raad
A cura di: Bruno Corà
Luogo: Dastan Gallery, Teheran [Iran]
Data: 1 – 22 febbraio 2019
Il pendio:
«Rotolando
il pendio della montagna
risuonava il suono corto e basso
del rasserenato corpo incandescente
nell’alba spuntata dal cuore della follia
fantasma che fioriva con le radici interrate
percorrendo lo stomaco
venerabile fertilità ammassata
di pari passo col mare…». (Bizhan Bassiri)
«Recitando questi versi, trentacinque anni fa il nottambulo salito sul magma raffreddato del vulcano Vesuvio faceva la sua apparizione per la prima volta nella tenebra appena rischiarata dalla luna. Nelle sembianze di un fiero disegno “Il principe” (1982) della deambulazione notturna “Sul pendio della terra amara” sostò in attesa che piovessero meteoriti capaci di anticipare “nelle ore che precedono la visione” ogni immagine futura, esito di continue intuizioni.
La prima traccia di questo comportamento che Bassiri alimenta con versi, disegni, sculture ed “evaporazioni” ha origine nei “Paesaggi della mente” (1978). L’”Eccentrico Principe” si è recato sul pendio del vulcano in un viaggio iniziatico, nottambulo nell’oscurità dove le figure del “Pensiero magmatico” hanno preso sembianza e forme di fantasmi i pensieri pronti a ricevere la pioggia meteoritica dalla durata estesa come il corso della vita.
È in quel frangente temporale che a Bassiri si rivela l’epifania del “Pensiero Magmatico” e successivamente il primo assioma del “Manifesto del Pensiero Magmatico”». (Bruno Corà)
In questo ennesimo ritorno ai luoghi nativi, Bizhan Bassiri, riattiva un immaginario per nulla fantasioso, alimentato dal flusso inestinguibile di una memoria dirompente come magma lavico.
In questa mostra di Teheran Bassiri esprime una sintesi pittorico-plastica che ha il pregio di rievocare forme, concetti, emblemi e modalità linguistiche basilari nel suo percorso.
Se il “Pendio” è un luogo fisico ma anche ideale, poiché si coniuga strettamente alla dimensione geologica e magmatica del vulcano, esso è anche il piano di scorrimento dinamico della materia incandescente che proviene dalla profondità delle viscere terrestri.
Nell’oscurità di una condizione che l’arte aiuta a illuminare. Il più grande poeta italiano, Dante, autore delle tre cantiche che compongono la Commedia, evoca anch’egli la condizione di oscurità nel suo viaggio catartico dal buio verso la luce, dall’errore alla conoscenza.
«Trovandomi per la prima volta sul cratere, ho sentito la condizione magmatica come fosse il sangue che circola nelle vene e il cervello nella sua condizione creativa. Da allora sono ospite di questo tempio dove i fantasmi prendono corpo e le pietre paiono somme animali» (Bizhan Bassiri)
«Nelle tenebre dei “Paesaggi della mente” e nei “Paesaggi del pensiero magmatico” della fine degli anni Settanta (1978) ideati e realizzati da Bassiri, l’artista, identificatosi nel pensiero “nottambulo”, è in costante ricerca dei segni e delle forme che lo guidano verso la propria realizzazione. In quell’oscurità evidentemente metaforica egli muove i suoi passi al chiarore lunare che lo aiuta a riconoscere il sentiero. Alla sommità, dunque, del cielo buio, il disco di luce che lo accompagna è quello della luna, proverbiale interlocutrice dei poeti. Tutta la natura rivive al suo luminoso splendore e, prima ancora degli uomini, gli animali che la terra nasconde e nutre. Tra essi la serpe, antico emblema mercuriale disponibile a prendere numerose sembianze: spada, scettro, verga e altro.» (Bruno Corà)