Titolo: Tapesh, The Golden Reserve of Magmatic Thought
Commissario e Curatore: Majid Mollanoruzi
Luogo: Padiglione Iran Biennale Arte 2017, Venezia [Italia]
Data: 13 maggio – 26 novembre 2017

TAPESH. THE GOLDEN RESERVE OF MAGMATIC THOUGHT

BIENNALE ARTE 2017, VENEZIA - PADIGLIONE IRAN

«Tapesh è il battito del cuore quando l’emozione prevale sulla ragione e genera la visione» (Bizhan Bassiri)

Nel 2017 Bassiri viene invitato da Majid Mollanoroozi, Commissario e Curatore del Padiglione iraniano, per rappresentare l’Iran alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, crocevia del mondo per le arti degli ultimi cento anni. Il padiglione è ospitato nel Palazzo Donà, nel cuore di Venezia.
Concepita come una vasta composizione polifonica, ma anche come simbolico deposito di opere susseguitesi nel corso di anni, la mostra, presentata alla Biennale, Tapesh, The Golden Reserve of Magmatic Thought, emblematizza in un solo concetto l’esito di un’azione diversificata nelle forme della sua arte. La mostra è stata preceduta da alcuni eventi, immaginati come un unico percorso di avvicinamento che, nell’arco di otto mesi, lo hanno portato a Venezia
C’è poi il termine tapesh, che allude al battito del cuore. A Venezia, Bassiri installa una lunga pedana, con la “processione” delle erme nere, intervallate dai “bastoni” dorati. L’arroccarsi delle prime e la lucentezza dei secondi si fanno mediare, grazie alle “vaschette” di liquido mercuriale, il cui rosso diventa magnetico per “vulcanizzazione”.
Nel coniugare il proprio lavoro di artista contemporaneo con quello di artisti di ogni altra epoca, siano essi appartenenti alla grande tradizione iraniana, asiatica o a quella europea, Bassiri non ha solo compiuto il trasporto di mitologie antiche e classiche con i problemi dell’espressione contemporanea, ma ha concepito e realizzato delle autentiche invenzioni plastiche munendole di una dimensione estetica con forme spesso semplici ma dotate di una forte valenza poetica. Tra queste I dadi della sorte (1990-2015) assumono una rilevanza specifica poiché, nonostante la loro congenita origine ludica, per la declinazione effettuata dall’artista che ha segnato su ogni loro faccia i segni della cifra “6”, essi sono divenuti l’immagine della sfida all’hazard. Con quest’opera, infatti, Bassiri intende dimostrare che nel gioco col proprio destino l’artista deve vincere la partita, totalizzando la cifra più alta.